Fin dalla sua prima apparizione la Divina Commedia ha ispirato e suggestionato in modo straordinario l’immaginario artistico. Per giungere al primo ciclo organico di illustrazioni del capolavoro dantesco bisogna tuttavia attendere l’epoca
rinascimentale e ricordare un suo illustre esponente, Botticelli, che tra il 1480 e il 1495 realizzò cento disegni su pergamena
destinati al manoscritto dantesco di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. Tra le sue metafisiche traduzioni grafiche
colpisce soprattutto quella dell’Inferno, descritto come un grande imbuto, eterna e luttuosa dimora dei dannati.
Progredendo nel tempo, molti altri artisti hanno scelto di richiamare vicende e personaggi del poema, dando vita ad
affascinanti interpretazioni dei soggetti danteschi: dal manierista Federico Zuccari, autore degli ottantotto fogli del
Dante istoriato (1586), allo svizzero Johann Heinrich Füssli, agli inglesi Flaxman e Blake, attivi in pieno clima di revival
medievalista. Anche i “romantici” francesi Eugène Delacroix, William-Adolphe Bouguereau e Auguste Rodin, con la sua
Porta dell’Inferno, si sono ispirati in più di un’occasione alla potenza concettuale e narrativa della Commedia. Ad entrare
nell’immaginario collettivo di svariate generazioni di lettori delle pagine dell’Alighieri è stato poi soprattutto il commento
figurato di Gustave Dorè, apparso tra il 1861 e il 1868, universalmente conosciuto e apprezzato per il suo realismo
descrittivo e per la sua forza drammatica.
Pochissimi artisti, tuttavia, hanno compiuto l’impresa di illustrare nella sua totalità il grande poema, ovvero realizzare un insieme di immagini che corrispondesse puntualmente alla struttura numerica
del testo e all’intero percorso in esso tracciato. Il progetto Canto dopo Canto, ideato dalla Società
Dante Alighieri in occasione del 700nario della morte del Sommo Poeta, nasce proprio da questa
considerazione. Il maestro Giovanni Tommasi Ferroni, tra i più interessanti esponenti della figurazione
italiana degli ultimi decenni, ha tratto un’illustrazione per ogni canto, realizzando un ciclo di
cento preziose tavole. I suoi disegni nascono da un lavoro paziente di ascolto e di riflessione intorno
ad alcuni dei passaggi più celebri e significativi del poema e offrono un suggestivo viaggio visivo
all’interno della sua complessa trama. Le opere sono eredi della solida tradizione disegnativa cui
idealmente l’autore si volge, riecheggiando fantasie manieriste e sontuosità barocche: un linguaggio
di forte presa che veicola la portata evocativa del “visibile parlare” dantesco.
Attraverso le evoluzioni dinamiche della linea, la perfetta resa formale e il sapiente dosaggio chiaroscurale, Tommasi Ferroni manifesta i contorcimenti dei peccatori, lo strazio delle carni, lo sgomento
delle anime schiacciate dall’inesorabilità della legge divina. Ma, facendosi più rarefatto ed etereo, il
mezzo grafico passa a registrare dimensioni sempre più immateriali, spingendosi ai limiti dell’inesprimibile,
nella rivelazione delle ascetiche presenze, delle architetture celesti e delle mistiche apparizioni
del Paradiso. Il dialogo tra i versi della Commedia e le visioni di Tommasi Ferroni, lungi da risolversi
in una logica aneddotica, si svolge mantenendosi sul filo di un raro equilibrio tra rigore filologico
e libertà interpretativa degli episodi e dei temi danteschi.
Museo Municipal de Bellas Artes Juan B. Castagnino
Rosario, Avenida Pellegrini 2202
www.castagninomacro.org
Inaugurazione 24 giugno 2023, ore 16:00
Durata: 24 giugno – 23 luglio 2023